La Pietra Paesina di Firenze

La Pietra Paesina e' una varieta' di calcare Alberese, presente in tutto l'Appennino settentrionale ed e' il caso piu' singolare di "pietra figurata" nell'ambito della famiglia dei calcari. Per le raffigurazioni che e' capace di evocare e per la provenienza piu' nota, viene chiamata anche: "Calcare ruiniforme", "Pietra di Firenze"

E' una roccia sedimentaria costituita principalmente da calcare compatto ed argilla, che si e' formata per deposizione strato su strato su fondali marini circa 50 milioni di anni fa (Eocene / Paleocene).

I disegni e le colorazioni che sembrano eseguiti da un valente pittore, sono invece assolutamente naturali; essi infatti sono prodotti dalla ultramillenaria opera di infiltrazioni mineralizzate in idrossidi di Ferro e Manganese.

La genesi di queste raffigurazioni e' tuttavia ancora dibattuta: infatti secondo alcuni studiosi le infiltrazioni hanno dato origine alle variazioni cromatiche, successive azioni meccaniche avrebbero determinato delle microfratture ed il conseguente scorrimento verticale dei piani avrebbe creato l'aspetto ruiniforme; secondo altri invece, queste microfratture, costituite da calcite spatica, erano gia' presenti nel calcare e sarebbero proprio quest'ultime che avrebbero determinato la geometria del disegno condizionando la penetrazione delle infiltrazioni.

In genere il calcare viene interessato dalla colorazione principalmente nelle zone periferiche e le alterazioni cromatiche piu' intense spesso non raggiungono la parte interna che, con le sue tinte di varie sfumature grigio azzurrine, evoca immagini di cieli e specchi d'acqua.

Esternamente, le pietre grezze non hanno alcuna particolare caratteristica che le differenzi da tutti gli altri "sassi" disseminati per la campagna, percio' soltanto aprendole con un taglio e' possibile far apparire i disegni custoditi ben nascosti al loro interno.

Blocco grezzo di Pietra Paesina.

Nel blocco tagliato a meta', appaiono i tipici disegni nascosti all'interno.

Le pietre di migliore qualita'  vengono tagliate in lastre di spessore variabile fra 3 e 7 mm. e poi sottoposte a lucidatura su di una faccia.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non esistono cave o comunque luoghi deputati all'estrazione, pertanto e' chiaro che, cosi' come nel 1600, ancora oggi i ritrovamenti di Pietra Paesina sono del tutto casuali e solo frutto di lunga e paziente ricerca in campagna, determinandone per questo l'estrema rarita'.

La Pietra Paesina, per i suoi singolari disegni e le sue varianti cromatiche, fino dal XVI secolo fu utilizzata a Firenze negli intarsi per mobili, stipi e altri oggetti di arredo, nella decorazione di ambienti e nella produzione di suppellettili, ma venne citata per la prima volta solo nel 1664 da Athanasius Kircher nell'ottavo libro del "Mundus Subterraneus," in cui ne descrisse non tanto l'aspetto scientifico, quanto piuttosto quello estetico. A partire dal XVII secolo l'uso decorativo della Pietra Paesina si diffuse anche in Francia, Inghilterra e Germania; era infatti considerata, per la sua rarita' , un ornamento fra i piu' preziosi e percio' assai ricercata dalle corti reali dell'epoca.

Mobile in stile Luigi XIV con formelle di Pietra Paesina e Commesso Fiorentino

La Pietra Paesina venne utilizzata anche in opere realizzate con la tecnica di intarsio del "Commesso", arte di antichissima tradizione fiorentina tutt'ora in uso, consistente nel costruire un mosaico utilizzando varie pietre "commesse insieme".

Mosaico Fiorentino, opera dei maestri Renzo e Leonardo Scarpelli

Fu usata perfino da pittori ed incisori illustri come fondale di quadri a olio, dove i paesaggi prestati a queste pietre dalla natura, furono completati dalla mano dell'uomo con l'inserzione di figure, oggetti e animali reali o fantastici.

Filippo Napoletano - Ruggero libera Angelica dall'Orca (anni 1617 - 1621) Pittura su Paesina

Solo a partire dal XIX secolo le lastre levigate di Pietra Paesina sono state apprezzate anche come vero e proprio quadro naturale.

Tra le varie forme di Pietra Paesina toscana meritano di essere ricordate il "Verde d'Arno", in toni di verde piu' o meno sfumato fino al grigio chiaro, caratterizzato da serie di triangoli che si intersecano fra loro.

Verde d'Arno

Il "Lineato d'Arno", a struttura concentrica, cromaticamente sfumato verso il nucleo in varie tonalita' giallo-brune e nocciola, il "Tigrato d'Arno" (o pietra dendritica), contraddistinto da una maggiore frequenza di dendriti di idrossido di Manganese.

Infine la "Terra bruciata di Rimaggio", da noi recentemente ritrovata; pietra rarissima di cui si era persa ogni traccia, ma che era ben nota e utilizzata al tempo dei Medici, caratterizzata da parti figurate, intensamente colorate in giallo e marrone con zonature rossastre, che suscitano l'impressione di essere state sottoposte all'azione del fuoco, da cui appunto il nome.

Terra bruciata di Rimaggio

Anche se alcuni ritrovamenti sono avvenuti in altri luoghi d'Italia, le Pietre Paesine che provengono dalle colline Fiorentine sono universalmente riconosciute come insuperabili per qualita' e bellezza. Esse, ricche di colori, riproducono mari in tempesta, isole, vulcani, canyons, citta' diroccate, colline e montagne, evocando quelli che sono i toni e i colori della Toscana, come a ricordare che in questa terra, culla del Rinascimento, che ha dato i natali a grandissimi artisti come Leonardo da Vinci, Giotto, Michelangelo, perfino le pietre hanno "respirato arte".

Molteplici esempi di antiche lavorazioni di questa pietra possono essere ammirati a Firenze in importanti musei quali "Opificio delle Pietre dure " e " Galleria Palatina" in Palazzo Pitti, e anche alle pareti dell'antica farmacia di S. Maria Novella.
In Palazzo Vecchio, nei quartieri monumentali Medicei, in particolare nelle stanze riservate ad Eleonora di Toledo moglie di Cosimo I, e' custodito un tavolo in marmo intarsiato con alcune lastre di Pietra Paesina di cui la centrale e' la rarissima "Terra bruciata di Rimaggio".
A Siena, e' intarsiata in un altare della cattedrale. Nel seicentesco Duomo di Colle Val d'Elsa (Si), la Paesina e' presente in due cappelle: la cappella del SS. Sacramento e' decorata con otto pietre ovali; la cappella dell'Ascensione e' abbellita invece da magnifiche grandi lastre rettangolari; in ambedue i casi, si tratta di Pietre Paesine di sicura e inconfondibile provenienza fiorentina.
A Pienza, in palazzo Piccolomini, impreziosisce un antico mobile.

Questo prezioso mobile di fattura fiorentina del 1630, decorato da diverse formelle e cabochons di Pietra Paesina, fu donato al Re Gustavo Adolfo di Svezia.

Particolare ingrandito dell'immagine precedente

Da secoli questa pietra ha suscitato curiosita'  e meraviglia, ed ha avuto numerosi e importanti estimatori, in particolare la grande famiglia fiorentina dei Medici.

Fu infatti Ferdinando I de' Medici che istitui' a Firenze nel 1588 l'Opificio della Pietre Dure per la ricerca e la lavorazione di tutte le pietre dure e semipreziose allora conosciute; tra queste, la Pietra Paesina, reperibile esclusivamente sulle colline che circondavano la citta', costituiva un' assoluta rarita'.

La ricerca e la lavorazione di tutti questi materiali lapidei era finalizzata alla creazione di mosaici e intarsi molto particolari in cui il colore e le venature delle varie pietre sostituivano in modo impressionante l'uso del pennello da pittura. Nacque cosi' il "Commesso Fiorentino", arte che consisteva nel creare un mosaico di pietre di varia natura e colore, "commesse insieme" con tali bravura tecnica e fantasia inventiva, da formare una vera e propria creazione pittorica. Molteplici esempi di questi capolavori medicei sono esposti a Firenze nel museo dell'Opificio delle Pietre Dure e in Palazzo Pitti (Galleria Palatina e Museo degli Argenti). E' evidente che i disegni e le sfumature di colore presenti naturalmente nella Pietra Paesina si prestavano perfettamente allo scopo, favorendone percio' un largo uso in queste creazioni. Questa arte a Firenze e' tuttora praticata da un ristretto numero di artigiani - artisti, veri e propri "maestri".

Progettando poi di far costruire un magnifico e gigantesco altare, interamente intarsiato di pietre dure per le Cappelle Medicee, tomba della famiglia Medici, Ferdinando I incarico' il frate domenicano Agostino del Riccio di ricercare e descrivere tutte le pietre utili a tale scopo che fossero reperibili nel Granducato di Toscana, in modo da poterne avere a disposizione la maggior varieta' possibile.
Fu cosi' che nella sua Istoria delle Pietre del 1597 Agostino del Riccio, insieme ad un enorme numero di altre pietre, cito' dei sassi particolari raccolti nel letto del fiume Arno:
"...In Arno assai frombole, et sassi, che hoggi di' s'usano segare cosi' poi lustrare, che in essi si veggono varie fantasie, et scherzi, che fa la Madre natura..."
descrivendo perfettamente le caratteristiche della Pietra Paesina.

Agostino del Riccio
Istoria delle Pietre
Firenze, anno 1597
Cap. 88 - Dell'Alberese del Fiume d'Arno
(Testo originale)

L' altare in questione purtroppo resto' incompiuto, ma in molte zone sono perfettamente visibili parti in Pietra Paesina.

Grazie ai contatti che in quell'epoca la famiglia Medici intratteneva con le corti reali di tutta Europa, la Pietra Paesina si diffuse rapidamente, dovunque apprezzata per la sua unicita'  e rarita' . E' noto che anche i cardinali Richelieu e Mazzarino ne erano grandi estimatori, tanto da creare in Francia delle taglierie di Paesina, importando le pietre grezze da Firenze.

Un grande contributo a questa diffusione fu dato anche da Philipp Hainhofer (1578 - 1647), nato ad Augusta in Germania, che prima studente di diritto e legge alle universita' di Padova e Siena, divenne poi diplomatico molto ben introdotto presso le corti reali e nobiliari europee del tempo. Grande viaggiatore, colto collezionista, ricercatore e mercante di opere d'arte, spesso in Italia, innamoratosi della Pietra Paesina, con l'aiuto del fratello che risiedeva a Firenze, ne avvio' un commercio con la sua citta' natale. La acquistava sia allo stato grezzo sia incastonata nei rinomati stipi e mobiletti, trasferendo il tutto ad Augusta. Si pensi che tra i suoi personali "conoscenti" annoverava Enrico IV di Francia, Guglielmo IV Duca di Baviera, re Gustavo Adolfo di Svezia.

E' facile pertanto comprendere il motivo per cui la Pietra Paesina anche ai nostri giorni e' molto conosciuta ed e' presente in tutti i musei delle maggiori citta' del Nord Europa, non solo come semplice campione, ma anche incastonata in mobili o intarsiata in mosaici.

Il poeta Pablo Neruda, esule in Europa, attorno agli anni 1950/51 visse per qualche tempo a Firenze; qui fu tanto colpito dalle immagini evocate dalla Pietra Paesina che scrisse questi versi poetici:

Macchie arancione d'ossido
vene verdi sopra la pace calcarea
che la schiuma batte con le sue chiavi
o l'alba con la sua rosa,
son cosi' queste pietre:
nessuno sa
se uscirono dal mare o al mare tornano,
qualcosa le sorprese mentre vivevano,
nell'immobilita' si spensero
e costruirono una citta' morta.
Una citta' senza grida, senza cucine,
un solenne recinto di purezza,
forme pure cadute
in un disordine senza resurrezioni,
in una moltitudine che perse lo sguardo
in un grigio monastero
condannato alla verita' nuda dei suoi dei.